Era un giorno qualsiasi del 1975 quando ricevetti alla PubbliMais la telefonata di Gianni Marin, il direttore della rivista Gente Motori.
Mi parlò con entusiasmo degli spettacolari raid intorno al mondo che stavano organizzando già da qualche tempo. Mi raccontò di come le vetture di molte importanti case europee come Fiat, Lancia, Citroën, Renault, Peugeot, Opel, Volvo, Skoda, venissero trasportate per migliaia di chilometri dirette ai luoghi più famosi del pianeta, verso scenari incredibili come le piramidi di Egitto, la foresta Amazzonica, il Gran Canyon, l’antico Perù degli Incas o la Grande Muraglia. In quegli ambienti, belli ma inospitali, le auto erano poi spinte a dare il meglio di sé sotto l’aspetto dei consumi, della resistenza, delle distanze percorse realizzando veri e propri record. Nel contempo, grazie anche al giornalista Carlo Casagrande che seguiva da vicino le performance, si realizzavano dei suggestivi servizi fotografici che venivano pubblicati con gran successo sulla rivista.
Marin mi spiegò che il prossimo raid si sarebbe tenuto in Messico (da cui il nome “Carrera Messicana”) e che avevano bisogno di me per la realizzazione della grafica di tre Beta Montecarlo. Risposi senza indugio che volevo far parte del progetto.
Da quella telefonata nacque un sodalizio tra Gente Motori e PubbliMais che perdurò fino ai primi degli anni 80 con la realizzazione delle grafiche in vernice di numerose vetture, grafiche di cui non ero solo esecutore materiale, ma anche attivo partecipante nel processo di creazione.
Funzionava così. Gianni, con il quale si creò un clima di grande amicizia e intesa, mi chiamava da Milano alla vigilia di ogni raid per fornirmi le informazioni principali: il Paese o continente teatro dell’evento, il percorso esatto che le vetture avrebbero affrontato, a volte anche il nome dei raid se era stato già definito. Inoltre per ogni raid c’era l’esigenza di ideare un disegno identificativo che richiamasse simbolicamente in qualche modo la storia del territorio che si andava ad attraversare, così spesso il direttore mi inviava per via postale uno schizzo a matita fatto da lui stesso per ispirarmi un po’. Io mi mettevo al lavoro, definivo e perfezionavo la sua idea e spesso aggiungevo elementi originali che quasi sempre riscontravano il suo gusto ed entusiasmo.
All’epoca le immagini da cui prendere ispirazione non erano a portata di mano come oggi; in mancanza di internet e dell’offerta televisiva attuale bisognava infatti attingere alla propria fantasia oppure cercare ispirazione dai libri che si avevano in casa o dagli oggetti quotidiani che ci circondavano. Fu così che per esempio una delle mie creazioni più riuscite fu il volto composto dalla cartina degli Stati Uniti con indosso il cappello di piume degli indiani pellerossa, che fu utilizzato per il Pony Express Raid: l’idea mi arrivò da una immagine che notai sul seggiolino di una bicicletta parcheggiata per strada! La grafica del Pony Express Raid fu così apprezzata che al ritorno dall’America le due Lancia Delta così decorate vennero per un certo periodo esposte in bella vista in un salone della centralissima Via Roma a Torino. Poi le riportarono in PubbliMais ed io, per allestirle per il successivo Raid d’Alaska chiamato Notte Polare, non feci altro che aggiungere il muso di un tricheco al centro della cartina e una spruzzata di effetto neve sulla cima delle lettere!
Di questa lunga avventura a braccetto di Gente Motori ricordo ancora intere domeniche passate sull’Enciclopedia per cercare immagini ed informazioni sui luoghi che avrebbero ospitato i prossimi raid. I luoghi designati infatti erano sovente così ricchi di storia che per me, appassionato di archeologia e civiltà antiche, fu un’occasione impareggiabile per coniugare la mia passione con il lavoro, approfondendo e sfruttando le mie conoscenze su questi argomenti. Emblema di questo processo di ricerca fu la raffigurazione del dio maya Quetzalcóatl sul cofano delle Renault per il Raid Il Sentiero dei Maya.
Con gli occhi di oggi vale la pena sottolineare che il valore aggiunto dei lavori sulle vetture dei raid di Gente Motori risiede soprattutto nel fatto che tutte le lavorazioni grafiche erano artigianali e richiedevano un certo grado di talento e capacità manuale. Tutte le immagini o i testi, spesso abbelliti con sfumature, ombreggiature e caratteri inventati, venivano dapprima disegnati su carta, poi, secondo un procedimento rinascimentale risalente all’epoca di Leonardo e Michelangelo, si creavano gli spolveri bucando tutti i contorni delle figure. Sulla vettura si ricoprivano le parti da dipingere con fogli di pura stagnola sui quali poi venivano trasferiti tramite una pezza bianca di talco tutti i contorni precedentemente bucati. A questo punto si utilizzavano i bisturi per ritagliare con perizia le sagome per la verniciatura da eseguire con l’aerografo, si rimuoveva la stagnola ed in ultimo si affidavano gli ultimi ritocchi ai preziosi pennelli.
Ancora oggi le immagini di quelle vetture mi emozionano fortemente e fanno risorgere in me gli stessi sentimenti di avventura, di esplorazione e di meraviglia che provai all’epoca.
Pur avendo infatti realizzato nel corso della mia lunga attività centinaia di grafiche anche su auto molto prestigiose, l’esperienza vissuta al fianco di Gente Motori rimarrà per me indimenticabile e speciale.