31 Gen IRRESPONSIBILITÀ
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IRRESPONSIBILITÀ
29 Febbraio, 2020 – Giorgio | Mantova (Italia)
Sono sicuro che voi (noi) amanti delle auto d’epoca vivete un dualismo, non dichiarato ma presente, che si manifesta in una diatriba continua, con argomentazioni seriamente da bar.
C’è chi ama la Ferrari e chi vuol sentire parlare solo di Porsche. Vuoi mettere il fascino arrogante delle rosse di Maranello, il sogno collettivo, le prestazioni che portano il possessore di queste auto direttamente nel gotha degli inavvicinabili? Ma no dai, sono macchine per esibizionisti, non sono affidabili, sono “inusabili”. Molto meglio la classe di un 911 (un esempio a caso…), che puoi usare per far la spesa, andare a teatro, per partecipare a un track day la domenica ma anche solo per fare una passeggiata nel week-end. Il tutto con la stessa macchina.
Subito dopo viene spider contro coupé! Io personalmente amo molto questa seconda categoria e messo di fronte alla scelta non avrei dubbi: coupé. Le trovo più sportive, più personali. Chi le sceglie, per me lo fa per sé stesso; quelli che invece prendono una spider, lo fanno per “farsi notare”; e sapete bene che dibattiti ci sono tra appassionati quando si tratta di decidere cosa è più cool
Potrei continuare per sempre: tedesche o italiane; berline o station wagon; auto o SUV. Se poi si va sui dettagli: trazione anteriore o posteriore; cambio manuale o automatico; grigia o colorata. Non ci sono limiti. Si può polemizzare su tutto.
Nella storia dell’automobile c’è stata una di queste battaglie, senza vincitore, che più di tutte ha reso grande il design dell’auto italiana nel mondo: Pininfarina o Bertone. Mi perdonino i sostenitori degli altri designer, ne abbiamo avuti tanti e tutti grandissimi (Zagato, Touring, Castagna, e via dicendo), ma credo che i primi due siano oggettivamente i più famosi e discussi.
Stiamo parlando di una battaglia epica, dove i competitori erano (che tristezza dover oggi usare questo verbo al passato) due artisti nell’interpretazione del design automobilistico. Che fossero auto di produzione o prototipi, spesso presentati nel Salone sotto casa, a Torino, le linee tracciate da questi due atelier erano sempre destinate a ridefinire il gusto e a condizionare le tendenze delle successive produzioni di serie.
I due maestri si sono datti battaglia con linee elegantissime oppure sfrontate, superfici fluide o tagli netti, continuità di stile o rotture improvvise. Dualismo. Pinin (Sergio, poi) e Nuccio.
Lancia Stratos, Fiat 130 coupè, Alfa Montreal, Peugeot 504 coupè e cabrio, Ferrari 308 e 308 GT4, Cadillac Allanté e Lamborghini Countach.
Ferrari Daytona e Lamborghini Miura. Alfa Romeo Duetto e Giulia GT.
Ecco! A mio parere, queste due coppie di auto rappresentano l’olimpo del design industriale automobilistico. Lo scontro fra divinità che ha prodotto capolavori sempiterni.
Ma cosa posso aggiungere io di nuovo in proposito? Niente, tutto è stato scritto di questi due artisti. Posso però dire che il mio personale gusto automobilistico nel tempo si è spostato da uno all’altro.
Abitudine comune è quella di dire che con il crescere dell’età si diventa più saggi. La cosa strana è che sto diventando più radicale. Forse perché gli impegni sono di più e il tempo è sempre meno, oggi mi trovo ad avere idee più nette. Talvolta in controtendenza. Ho anche deciso di non comprare una efficiente auto nuova ma affidarmi all’auto che era di mio papà, la quale è diventata la mia guida quotidiana, una “vecchia” berlina di 25 anni. E ogni viaggio è un’avventura per schivare il carro attrezzi, alla faccia delle scelte responsabili…
In questa ribellione tardiva sono passato da Pininfarina a Bertone. 25 anni fa, il mio 13 al Totocalcio sarebbe subito stato investito in una Daytona. Oggi il mio 6 al Superenalotto andrebbe a spasso in Miura. L’eleganza e perfezione formale di Leonardo Fioravanti sostituita dallo stupore creato da Marcello Gandini.
Eureka! Forse è questo il passaggio chiave: in un periodo in cui l’informazione è superdemocratica e continua (vedi: social media), niente più stupisce, tutto si consuma in un lampo. Ma ci sono ancora sensazioni che restano nella pancia.
E quando guardo un’auto di Bertone ho quella sensazione nella pancia. Che mi allontana per un attimo dalla carta d’identità.