Gita a colori

Gita a colori

30 dicembre, 2018Giorgio | Mantova (Italia)

 

 

Pensiamoci un attimo. Cos’è la prima cosa che al lunedì mattina, appena parte il lavoro, facciamo coi colleghi per rendere un po’ più allegra la giornata? Il caffè? No. Il caffè fa cominciare la giornata, ma non la rallegra. Sono le chiacchiere, le battute e i pensieri a ruota libera che ci scambiamo, magari raccontando cosa abbiamo fatto nel fine settimana; e allora ci lanciamo a immaginare cosa faremo la settimana prossima. A me questa sequenza capita spesso. E mi piace.

I preparativi

Mi rallegro sapendo che arriverà il prossimo fine settimana. È come ne Il sabato del villaggio, ma a differenza di Leopardi (ce ne vorrebbe…) non sono pessimista, anzi mi rilassa l’idea di rallentare la tensione, di evadere un poco dai miei ritmi e pensieri quotidiani. Ho sette giorni, o magari due settimane, per pensare, nei momenti liberi, a cosa farò, dove andrò, che strada percorrere, dove fermarmi…

Guardo sul calendario quale giorno è quello più giusto per la gita. Con molto tatto sento in casa se ci sono impegni familiari improrogabili; per sicurezza preparo e tengo a rapida portata di mano la lista delle mille argomentazioni valide per rimandarli, “che tanto non è urgente, se siamo sopravvissuti finora… certo lo farò, ma una settimana in più non cambia molto…”. Infine ci accordiamo: questo fine settimana a me, quello dopo a te.

 

Un giorno bellissimo

Oltretutto adesso è il momento giusto! C’è ancora caldo ma non troppo, si sta bene; la pelle non si cuoce sui sedili e si vestono abiti leggeri che non impacciano durante la guida. La luce è perfetta: non brucia gli occhi ma si diffonde dappertutto e illumina attorno sfumando bene le forme e i colori. L’aria comincia a essere un po’ più fresca, specialmente alla mattina e alla sera, e non c’è ancora il traffico congestionato dell’inverno, intossicato anche dai riscaldamenti delle case accesi. La piena estate e le ferie ormai sono passate; non c’è più quel via vai da weekend a bloccare la viabilità e nemmeno più i turisti, innamorati del nostro Paese, che cercano le più piccole strade. Infine, non è marginale, il clima è perfetto anche per lei: il motore non surriscalda e si può girare con il finestrino aperto per godere del suo suono e degli odori autunnali.
Tutto a posto; pure il meteo, che nel fine settimana volgerà al bello.
Allora chiamo anche un amico, per vedere se è libero e se ha voglia di farsi un giro da passeggero. A lui piace fare fotografie, io ho in mente di andare sugli Appennini, troveremo curve e colori. Perfetto!

 

Guido, e sono felice

Il sabato partiamo e dopo un po’ di noiosa strada di pianura cominciamo a salire e a divertirci: io guido morbidamente e sento il fruscio dell’aria sullo specchietto e le gomme che attaccano l’asfalto in curva; cerco di non scivolare sul sedile piatto tenendomi all’esile volante. Non corro, ma mi diverto un sacco; a me basta guidarla per essere contento: mi basta il clack della cambiata, la scalata prima della salita per evitare che con la marcia alta il vecchio motore non accenni del battito in testa; mi basta contrastare il rollio per sentirmi contento come quando venivano le giostre alla fiera del mio paese e io venivo centrifugato sui dischi volanti.
Il mio amico invece non sta guardando il paesaggio e al momento si diverte più di me: “Che belli questi interni rossi, guarda che cruscotto! Oggi è tutta plastica… E’ silenziosa, ma di che anno hai detto che è? Sai che va molto bene? Però, se tiene la strada! L’hai trovata così o hai dovuto restaurarla?” E io mi godo i suoi commenti.

 

Un posto accogliente

Stamattina non siamo partiti troppo presto per cui adesso è ora di pranzo e ci infiliamo in quella trattoria che mi hanno suggerito i colleghi al lavoro, che conoscono bene la zona. Entriamo. E’ tutta piena! Zeppa di famiglie, magari due o tre generazioni, i nonni coi nipoti coi genitori, sedute in queste due sale un po’ strette e dall’atmosfera cordiale. Ci sediamo, ordiniamo e poco dopo ci portano piatti pieni e gustosi. Sbagliano pure l’ordinazione e il cameriere ci porta un piatto che non avevamo ordinato. Glielo facciamo notare, ma lui stringe le spalle e ci dice: “Se vi fa piacere, assaggiatelo. Ve lo offriamo noi”. Non vogliamo certo deluderlo.

 

La perfezione della natura

Usciamo soddisfatti e felici; riposiamo un po’ dalla fatica del pranzo e poi ripartiamo, dobbiamo fare le foto. Cosa potremo vedere? L’esplosione dell’autunno. Che ci lancia gli ultimi caldi abbracci prima della pausa invernale.

Torniamo a casa felici, ripromettendoci di fare il bis a breve, magari con colori più invernali e con una nuova trattoria come meta. Non ho pensieri nella testa se non quello che oggi ho passato una bellissima gita a colori.

 



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